L’ASSEMBLEA CAPITOLINA APPROVA IL NUOVO REGOLAMENTO DI TELEFONIA MOBILE, MA SPEGNE LE SPERANZE DEI CITTADINI, RINUNCIANDO A GESTIRE LA LOCALIZZAZIONE DEL “PARCO ANTENNE”

OCCASIONE SPRECATA E RISCHI DI “ANTENNA SELVAGGIA” SENZA IL PIANO DI LOCALIZZAZIONE

 

L’Assemblea capitolina ha approvato definitivamente il nuovo Regolamento degli impianti di telefonia mobile, che sostituisce quello del 2015, indebolito a più riprese dalle censure della giustizia amministrativa e superato dagli aggiornamenti legislativi.

Il ruolo dei comitati, delle associazioni civiche, ambientaliste e dei Municipi, nella fase consultiva, avviata lo scorso anno dal Dipartimento Urbanistica del Campidoglio, ha rappresentato un’esperienza senz’altro positiva e utile, consentendo di accogliere nel testo del Regolamento alcune importanti funzioni, che ne hanno migliorato la struttura: l’Osservatorio sull’inquinamento elettromagnetico, la cui istituzione vedrà la partecipazione della società civile, e il rinnovato ruolo dei Municipi, da sempre considerati le istituzioni di prossimità più vicine ai cittadini.

Oggi, tuttavia, nell’Aula Giulio Cesare si è consumata una pessima figura, allorché è stata esclusa dal pacchetto di emendamenti la proposta, presentata da Alleanza Verdi Sinistra, di inserire nel testo il Piano territoriale di localizzazione.

Il Piano rappresenta la naturale trasposizione sulle mappe cartografiche delle norme contenute nel Regolamento, lo studio urbanistico ed ambientale del territorio, sulla base del dettato della Legge Quadro 36/2001 (art. 8, comma 6) e della norma regionale che introduce i criteri localizzativi (art. 9 L.R. 19/2022), con l’obiettivo di individuare la migliore localizzazione delle infrastrutture di telefonia mobile nel territorio urbano.

Peraltro, tale strumento, recepito da quasi tutti gli enti locali che hanno adottato un Regolamento, è contenuto nelle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Regolatore Generale della Capitale, laddove all’art. 105, comma 4 è disposto a chiare note che “Le stazioni, sistemi o impianti di nuova realizzazione possono essere localizzati nelle aree idonee ad ospitare tali impianti individuate nel “Piano territoriale degli impianti radiotelevisivi e della telefonia mobile“, da redigere a cura del Comune ai sensi dell’art. 8, comma 6, della legge n. 36/2001, e che dovrà raccordarsi, in particolare per quanto riguarda i campi elettromagnetici, con le determinazioni di cui all’art. 103, comma 3: nella definizione del Piano, il Comune tiene conto dei pareri dei Municipi, anche attraverso le indicazioni eventualmente presenti nella “Carta municipale degli obiettivi”.

Per cui, sconcerta e imbarazza la scelta del PD, partito di maggioranza nel Comune di Roma, di respingere l’emendamento sulla Pianificazione territoriale. Un comportamento incomprensibile, che trova solo una spiegazione: le forti pressioni esercitate dalle Tower Company su Roma Capitale, affinché, anche con le disposizioni del nuovo Regolamento, le lobbies delle TLC possano avere mano libera nel definire, senza ostacoli di sorta, la localizzazione delle antenne sul territorio della città!

Un sospetto che si è fatto strada, con sempre più insistenza, man mano che l’Aula votava gli emendamenti in discussione, tra cui, appunto, quello di redigere un Piano Territoriale di localizzazione degli impianti.

L’Assemblea capitolina ha perso una grande occasione per rendere efficace ed applicabile il Regolamento attraverso la pianificazione, la cui assenza ora rischia di “consegnare” la Capitale nelle mani delle multinazionali delle telecomunicazioni, con potenziali danni alla salute dei cittadini ed al patrimonio ambientale, paesaggistico, architettonico e archeologico della Città Eterna.

Eppure, nel 2015, quando fu approvato il precedente Regolamento, salutato con enfasi dal PD nel manifesto di propaganda, il testo conteneva l’esplicito richiamo al Piano di localizzazione, come mai questa ostinata marcia indietro?

A questo punto non resta che valutare l’impugnazione della deliberazione al giudice amministrativo, per provare ad affermare, nelle aule dei tribunali, quel principio di civiltà che la politica, sensatamente, non ha voluto e saputo recepire.

Giuseppe Teodoro

Vice presidente di Ecoland

Consulente delle amministrazioni comunali per le politiche di gestione territoriale delle infrastrutture di comunicazione elettronica

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