La Giunta capitolina, con deliberazione n. 48 del 29/07/2022 ha deciso, con un colpo di mano in piena estate e senza consultarsi con le forze politiche che compongono la maggioranza, di proporre l’abrogazione del Regolamento comunale per la localizzazione e installazione degli impianti di telefonia mobile.
Si tratta di un provvedimento di inaudita gravità, che non ha eguali nella storia, pur travagliata, del Regolamento approvato nel 2015 (Del. n. 26) sotto la Giunta Marino, dopo ampia e condivisa consultazione pubblica, e mai completato con la pianificazione, durante il mandato della Raggi.
Il Regolamento, disciplinato dall’art. 8, comma 6 della Legge Quadro sull’inquinamento elettromagnetico, L. 36/2001, è l’unico strumento ad oggi valido, a disposizione degli enti locali, per gestire, nelle forme e nei modi di un equilibrato contemperamento di interessi, la diffusione – spesso incontrollata – di impianti di telefonia mobile e loro evoluzioni, nel territorio dei comuni italiani.
I numerosi tentativi fin qui operati in sede governativa e parlamentare, per smantellare tale strumento, in particolare negli ultimi due anni (decreti Semplificazioni, PNRR, Ucraina, Aiuti, legge concorrenza ecc..) si sono infranti sul muro dei principi costituzionali e della giustizia amministrativa, laddove il regolamento delle antenne è stato a più riprese qualificato come baluardo contro i deprecabili fenomeni di “antenna selvaggia”.
E allora? Perché mai privarsene?
Nel testo della proposta di delibera capitolina si legge, tra le motivazioni addotte per giustificare la necessità di abrogare il regolamento, quella secondo cui il nuovo quadro normativo, improntato alla semplificazione, e gli interventi della giustizia amministrativa (CdS sent. 206-210-213-374/2021) rendono “non più applicabile la disciplina capitolina” e determinano il “superamento della procedura autorizzativa”.
Si deve obiettare, per chiarezza e completezza, che le sentenze del Consiglio di Stato emesse nel 2021 hanno interessato solo una piccola parte del Regolamento (art. 4, 1° comma e art. 10); in particolare, con tali pronunce è stato espunto il criterio distanziale dei 100 metri dai c.d. luoghi sensibili. Criterio che – come già osservato a suo tempo – poteva ben essere riabilitato, indicandolo come preferenziale e non perentorio, attraverso una specifica modifica al Regolamento.
Inoltre, appare banale sostenere che il nuovo quadro normativo è “di grado sovraordinato”, in quanto trattasi di fonti primarie, a confronto con il regolamento, che è una fonte secondaria nel nostro ordinamento. Piuttosto, non è banale, ma grave, asserire che, con l’abrogazione del regolamento la disciplina nazionale si sostituisce integralmente alle norme che regolano la localizzazione e l’installazione di impianti radioelettrici nel territorio. Al contrario, una serie di criteri e indicazioni, contenuti nel vigente regolamento e non censurati dalla giustizia amministrativa, sopravviverebbero a garantire un corretto processo autorizzativo, qualora il regolamento non fosse abrogato.
La delibera recita, ancora, che entro due mesi dall’abrogazione, il Dip.to PAU provvederà “alla predisposizione di una nuova proposta di deliberazione finalizzata all’adozione di un nuovo regolamento”. Sarebbe stato sufficiente aggiornare il regolamento vigente, sfoltendolo di quelle norme ritenute superate o incompatibili con la disciplina nazionale, piuttosto che privare d’un colpo i cittadini e il territorio di norme specifiche, finalizzate, fra l’altro, ad inibire il deprecabile fenomeno di “antenna selvaggia”.
Si sarebbe evitato, così, di incorrere nel vuoto normativo, che si determinerebbe allorché, abrogato il testo vigente, occorre predisporre il nuovo, in un arco di tempo (due mesi), chiaramente insufficienti a chiunque per elaborare nuovi criteri e disciplina.
Tale quadro rischia di gettare nel caos il Comune di Roma e le sue articolazioni, in quanto, durante la fase di assenza di norme regolamentari, gli uffici non potranno che asseverare supinamente le richieste di nuove installazioni. L’effetto sarà l’inevitabile proliferazione incontrollata di tralicci, antenne e sorgenti di elettrosmog nel vastissimo territorio della Capitale.
Infine, è opinabile il punto della delibera che affida al SUAP l’articolato procedimento autorizzativo per gli impianti di telefonia mobile, di fatto assimilandolo a qualsiasi istanza di natura commerciale. Questo il senso del mandato della Giunta a revisionare l’attuale Macrostruttura, attribuendo le competenze al Dipartimento Attività Produttive.
A chi giova, dunque, questa delibera?
Non a caso i primi ad esultare sono stati i rappresentanti dell’industria delle TLC, grati al Comune e al Sindaco per aver sostenuto le crescenti esigenze di colonizzazione delle infrastrutture in un territorio appetibile come la Capitale.
Non altrettanto grati saranno l’ambiente e il paesaggio, l’immenso patrimonio artistico e archeologico, lo skyline urbano e, soprattutto, i cittadini, sui quali peserà ancora una volta il rischio di esposizioni, gratuite e multiple, all’inquinamento elettromagnetico!
L’iter di approvazione della delibera prevede il parere – non vincolante – dei municipi e la discussione nelle commissioni preposte, prima che il testo approdi in Aula.
Dunque, c’è ancora tempo per apportare modifiche ed evitare l’esito di una perentoria quanto improvvida abrogazione tout court.
Rivolgiamo, pertanto, un accorato appello a tutte le forze politiche, affinché si facciano carico, nelle sedi competenti, di intervenire, apportando significative modifiche alla delibera, utili a migliorare (e non abrogare) il testo del regolamento vigente, per renderlo aggiornato, applicabile ed efficace agli obiettivi per cui è stato formulato nella legge quadro.
Giuseppe Teodoro – Vice presidente di Ecoland
Consulente delle amministrazioni comunali per le politiche di gestione territoriale delle infrastrutture di comunicazione elettronica
https://www.romatoday.it/politica/antenne-piano-regolatore-roma-cancellato.html