Ce lo chiediamo insistentemente da tempo e vogliamo ribadirlo nelle ore in cui, nel fitto programma del PNRR compaiono ambiziosi progetti sullo sviluppo delle tecnologie di comunicazione mobile: l’ANCI, l’associazione che raccoglie le istanze di migliaia di comuni sparsi per lo Stivale, a seguito delle iniziative delle TELCO di ridimensionare i poteri degli enti locali, contenuti – da ultimo – nei decreti Semplificazioni e Semplificazioni-bis, da che parte sta?
La legge quadro sull’inquinamento elettromagnetico, all’art. 8 comma 6, sin dal 2001 offre la facoltà ai comuni di dotarsi di Regolamento e Piano di localizzazione degli impianti di telefonia mobile, per “minimizzare l’esposizione della popolazione” all’elettrosmog e “assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti”.
Una opportunità che tanti enti locali non hanno ancora colto, ma che fa la differenza tra il subire passivamente o gestire in forma virtuosa il fenomeno di “antenna selvaggia”!
L’evoluzione delle tecnologie e le esigenze sempre più pressanti degli operatori TLC hanno imposto negli anni un approccio disinvolto, orientato a semplificare le procedure autorizzatorie, inducendo i governi di turno ad ammorbidire la legislazione in merito.
Ne è scaturita una serie di riforme normative, che si sono stratificate nel tempo e tutte in un’unica direzione: quella di snellire criteri e modalità autorizzative delle reti di telefonia mobile, riducendo di pari passo prerogative, poteri e competenze ai comuni.
“Decreto Crescita”, “Sblocca Italia”, “Cura Italia”, “Semplificazioni” e “Semplificazioni-bis”, solo per citarne alcuni, hanno via via decurtato le comunità locali di preziosi strumenti di controllo, imponendo pratiche sempre più alleggerite, in grado di superare gli “ostacoli” allo sviluppo, evocati da più parti.
Ciò che, tuttavia, non è stato possibile sradicare fino in fondo, pur con tutti i tentativi, anche recenti, promossi a vari livelli politici ed istituzionali, è il principio che sta alla base dell’art. 8, comma 6 della Legge Quadro: quello per cui il governo del territorio è prerogativa costituzionale dell’ente locale che lo amministra e ad esso vanno ascritti poteri e responsabilità in tal senso.
Ecco perché ancora oggi, nonostante ogni sciagurato tentativo di sottrarre ai comuni questo principio (il primo, più illustre, risale al 2003, durante il Governo Berlusconi, quando il ministro delle TLC Gasparri avallò un decreto – d.lgs. 198/2002 – che favoriva l’installazione di impianti di telefonia mobile in ogni parte del territorio, “anche in deroga agli strumenti urbanistici”! Quel tentativo fallì miseramente, censurato da una sentenza della Corte costituzionale – 303/2003, che ancora oggi fa scuola!), le prerogative di natura urbanistica, affidate agli enti locali in questa delicata materia, seppur compresse e stravolte, resistono e – aggiungiamo – si rafforzano strada facendo, offrendo sempre più l’idea che la difesa del territorio, dell’ambiente e della salute è e deve restare appannaggio delle comunità locali, secondo le articolazioni dettate dalla ripartizione sancita dalla nostra Costituzione.
Dunque, in questo quadro così complesso, delicato e in continua evoluzione, non è chiaro il ruolo dell’ANCI, laddove emerge da alcuni articoli stampa, mai smentiti, una posizione favorevole, ad esempio, all’aumento dei limiti elettromagnetici, o ancora un approccio non autenticamente ostruzionistico nei confronti della corsa delle TLC a semplificare normative e regole sulla localizzazione delle antenne.
In occasione della presentazione di alcuni emendamenti al DL 77/2021 (c.d. Decreto Semplificazioni-bis), volti ad eliminare alcuni vincoli per la realizzazione di reti di telefonia mobile, abbiamo trasmesso un accorato appello al presidente ANCI, inducendolo ad assumere una posizione chiara e ferma su tali infauste iniziative.
Non solo abbiamo registrato un silenzio assordante, ma ad esso si è affiancato il mancato formale disappunto in merito alle notizie stampa, che assegnano ad ANCI un ruolo di acquiescenza alle posizioni favorevoli all’allentamento dei vincoli amministrativi, ascrivibile alle TLC e ad alcune forze politiche c.d. “sviluppiste”.
Ecco perché attendiamo ancora – nonostante tutto fiduciosi – che ANCI assuma una posizione trasparente in favore degli enti che istituzionalmente dichiara di difendere, attribuendo un significato inequivocabile agli sforzi in atto per semplificare gli strumenti di sviluppo digitale, a disposizione del nostro Paese, ma al contempo censurare con eguale nettezza i tentativi di sottrarre agli enti locali preziose competenze e prerogative per gestire virtuosamente il territorio.
Giuseppe Teodoro – Vice Presidente Ecoland – www.ecolanditaly.it
Consulente delle amministrazioni comunali per le politiche di gestione territoriale delle infrastrutture di comunicazione elettronica