IL GOVERNO VUOLE IMPORRE IL 5G OVUNQUE CANCELLANDO L’AUTONOMIA DEGLI ENTI LOCALI IN MATERIA DI PIANIFICAZIONE

E’ quanto sta avvenendo al Senato, in occasione della conversione in legge del decreto Coesione (DL 60/2024): un emendamento presentato dai senatori di FdI, Liris e Nocco, approvato dalla Commissione Bilancio, dispone che “…per gli interventi del Piano “Italia 5G” di realizzazione di nuove infrastrutture di rete idonee a fornire servizi radiomobili…. la localizzazione degli impianti nelle aree bianche oggetto dell’intervento è disposta, anche in deroga ai regolamenti comunali di cui all’articolo 8, comma 6, della legge 22 febbraio 2001, n. 36….”.

Il decreto è calendarizzato per il 25 giugno in Assemblea Senato e, successivamente andrà in prima lettura alla Camera, per essere definitivamente approvato intorno alla prima settimana di luglio.

Qualora ciò accadesse, si aprirebbero le porte alla liberalizzazione selvaggia delle infrastrutture di telefonia mobile in ogni parte del territorio italiano, con il rischio che i Piani di localizzazione delle antenne, già adottati dai Comuni per arginare il fenomeno di Antenna Selvaggia, verrebbero improvvisamente resi inoffensivi e, con essi, aggiungiamo, anche il diritto alla salute dei cittadini.

E a nulla vale spiegare che il provvedimento è limitato alle c.d. aree bianche, ovvero quelle zone a fallimento di mercato, ove gli operatori di rete hanno ristretto il loro intervento, perché economicamente improduttivo.

Si tratta, come può ben evincersi, di una arbitraria compressione dei poteri assegnati dalla Costituzione alle regioni ed agli enti locali, i cui profili sono già stati oggetto di intervento da parte della Corte costituzionale nel 2003 per una vicenda molto simile, allorché fu attuato un altro sciagurato tentativo di sottrarre ai comuni la propria autonomia.

Il c.d. decreto Gasparri (d.lgs. 198/2002) favoriva l’installazione di impianti di telefonia mobile in ogni parte del territorio, “anche in deroga agli strumenti urbanistici e ad ogni altra disposizione di legge o di regolamento”! Il provvedimento fu impugnato da numerose Regioni e la Corte Costituzionale, con una esemplare sentenza (n. 303/2003) ne dichiarò la illegittimità costituzionale, cassandolo in ogni sua parte.

Quella pronuncia insegna che la difesa del territorio, dell’ambiente e della salute è e deve restare appannaggio delle istituzioni locali, secondo la ripartizione sancita dalla nostra Costituzione.

La recente incursione operata con l’emendamento inserito nel decreto Coesione, tuttavia, preoccupa perché rappresenta un nuovo, deprecabile tentativo di scardinare la nostra Carta costituzionale ed i principi di governo del territorio.

Un insulto alla democrazia e alla intelligenza del popolo italiano.

Giuseppe Teodoro

Consulente degli enti locali per le politiche di gestione territoriale delle infrastrutture di comunicazione elettronica

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