DECRETO DI ATTUAZIONE DEL PNRR: PRESENTATI AL SENATO EMENDAMENTI CHE LIMITANO ULTERIORMENTE I POTERI DEI COMUNI IN TEMA DI AUTORIZZAZIONI DI ANTENNE. E’ ALLARME GARANZIE COSTITUZIONALI

Ci riprovano! Dopo il decreto Energia e la legge sulla concorrenza è ora il turno del decreto PNRR, in esame al Senato (AS 2598).

I soliti parlamentari, sensibili alle lusinghe della Industria TLC, non si fanno pregare per inserire, tra le pieghe del testo dedicato alle misure per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, una serie di deplorevoli emendamenti, copia-incolla di quelli già bocciati o respinti nei precedenti provvedimenti, rivolti a indebolire ulteriormente poteri e competenze dei comuni in materia di procedimenti autorizzatori per gli impianti radioelettrici.

E’ l’audace colpo di mano dei soliti noti, che si aggiunge a precedenti tentativi andati a vuoto, di semplificare il regime di installazione delle antenne, già purtroppo agevolato per torri e tralicci, con l’approvazione del recente testo emendativo (nel Decreto Energia), che esclude per le tower company l’obbligo di presentare la documentazione attestante il rispetto dei limiti elettromagnetici.

Una furbata attraverso cui, se tali emendamenti dovessero essere accolti dalle commissioni preposte all’esame del testo (I^ Affari Costituzionali e VII^ Cultura), gli “antennari” potranno non solo vincolare i regolamenti esclusivamente alle procedure semplificate, ma perfino evitare di:

  1. applicare la disciplina edilizia e urbanistica;
  2. essere assoggettati alla autorizzazione paesaggistica;
  3. presentare l’autorizzazione sismica;
  4. imporre oneri o canoni aggiuntivi;

A questo punto la domanda sorge spontanea, perché non si può non chiedersi se questi “illustri” rappresentanti delle istituzioni, impegnati con maniacale perseveranza a ripresentare in ogni occasione emendamenti clonati, lo facciano per legittima convinzione o, piuttosto, per oscuri quanto ambigui interessi di bottega!

Un sospetto gravissimo, che aleggia ogni qualvolta il Parlamento si imbatte in provvedimenti ove sempre lo stesso gruppo di deputati e senatori si cimenta in un curioso “sport” di squadra: ovvero, reiterare emendamenti fotocopia!

Eppure è stato ripetutamente dimostrato, perfino da una ricerca dell’I-Com (Istituto italiano per la competitività, riconducibile senza ombra di dubbio alla industria delle TLC), che i numerosi tentativi di semplificare il quadro normativo ed amministrativo delle procedure autorizzative per gli impianti radioelettrici, operati con i decreti Semplificazioni, non hanno prodotto i risultati attesi; anzi, – è sempre lo stesso I-Com a sostenerlo – si è assistito ad un peggioramento dei tempi di acquisizione dei permessi, con inevitabile rallentamento delle reti di ultima generazione.

Si tratta, dunque, di un incomprensibile, quanto deprecabile accanimento terapeutico nei confronti degli enti locali, che sopportano da sempre il peso gravoso di autorizzare la localizzazione degli impianti nel proprio territorio, con inevitabili strascichi in termini di proteste e preoccupazioni della cittadinanza e deturpamento dello skyline urbano.

Possibile che tale scenario non sia ancora chiaro al mondo delle Telco?

Oppure, chi spinge per far approvare norme meno rigide e più accomodanti alla realizzazione di torri, tralicci e sorgenti elettromagnetiche in ogni angolo del territorio, ha in mente una società virtuale, ove vincoli e regole possono tranquillamente essere aggirati e resi inoffensivi? E per di più con la colpevole complicità di alti rappresentanti delle istituzioni?

Non possiamo credere ad uno scenario di questa macroscopica, ingannevole portata!

Viceversa, abbiamo proposto – fino alla noia – nuove regole per coniugare le varie esigenze con le reali necessità, in grado di superare ostacoli alla concorrenza, vincoli e lentezze burocratiche, resistenze e diffidenze locali.

Rendere obbligatorio il ricorso a regolamenti e pianificazione per i comuni equivale ad innescare un meccanismo virtuoso, ove al perseguimento del corretto uso del territorio si affianca un costante confronto propositivo tra imprese ed istituzioni locali.

Ciò, a vantaggio delle comunità cittadine, che hanno tutto l’interesse a sostenere l’azione dei propri sindaci, non più indirizzata verso forme di contrapposizione aprioristiche, ma orientata a favorire l’equilibrato controllo del territorio.

Se non viene percepita, una volta per tutte, questa piccola grande innovazione, il rischio è che si proseguirà all’infinito ad inseguire uno stato di efficienza e semplificazione normativa e regolatoria, a cui nessuno, imprese, istituzioni, cittadini ed Europa, vorrà più credere.

Va, pertanto, fatto appello ad ANCI, attraverso le sue articolazioni politiche ed istituzionali, affinché trovi una volta per tutte il coraggio e la volontà di contrapporre allo stillicidio emorragico di competenze e poteri sottratti agli enti locali, l’autorevolezza di difendere le prerogative costituzionali assegnate ai comuni in materia di gestione e controllo urbanistico del territorio.

Rappresentare la comunità, curandone gli interessi, è l’unico vero “segnale” da replicare!

Giuseppe Teodoro – Vice presidente Ecoland

Consulente delle amministrazioni comunali per le politiche di gestione territoriale delle infrastrutture di comunicazione elettronica

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